Nella Turandot che andrà in scena dal 16 gennaio al Teatro Regio Gianandrea Noseda, al suo debutto nel titolo pucciniano, non eseguirà il finale di Alfano ma l’opera si concluderà esattamente dove si era fermato Toscanini alla prima del 1926 cioè dopo il funerale di Liù, dove Puccini aveva interrotto la composizione.
«Nel caso di Turandot, Puccini si è fermato e non riusciva ad andare avanti perché quel finale non lo convinceva drammaturgicamente, spiega il direttore musicale del Teatro Regio. Avrebbe dovuto esserci Puccini per finirlo! Io in quegli ultimi venti minuti sento il cambio di mano compositivo e non c’è niente da fare: è come se mettessimo la testa di un Bronzo di Riace alla Venere di Milo! Io non voglio giudicare il lavoro di Alfano o quello che ha fatto più recentemente Luciano Berio, voglio solo ribadire che se non è riuscito Puccini a concluderla chi può prendersi l’onere di finirla? Io trovo più efficace e più rispettoso finire l’opera dove lui si è fermato. L’opera finisce con la morte dell’unico personaggio veramente umano, Liù che è disposta a morire per amore, si uccide per non rivelare il nome di Calaf e compie per lui un sacrificio gigantesco. La gelida Turandot è troppo cattiva e non può diventare buona di colpo, improvvisamente, lei che non concede la grazia nel primo atto non può cambiare nel terzo solo perché è stata baciata da Calaf! E allora ci fermiamo alla morte di Liù, ognuno poi può girarsi il proprio film, può immaginarsi il proprio finale».
Nessun dorma è ormai una pagina notissima, Vincerò è utilizzato come colonna sonora di gare sportive e di spot pubblicitari, come si fa a “restituire” quest’aria all’opera di Puccini?
«Ci sono pagine musicali che ormai hanno una fama tale, extra musicale, che non puoi più controllarle. Pensiamo solo all’Inno alla Gioia dalla Nona Sinfonia di Beethoven che viene utilizzata in tantissimi modi e così capita che ci sia chi va ad ascoltare la Nona aspetti solo quel momento perdendosi la meraviglia del resto della Sinfonia. In questo caso Nessun dorma è diventato Vincerò e si è trasformato in un inno sportivo. Beh, io da bambino vedevo in televisione la pubblicità dello Stock 84 e solo dopo qualche anno ho scoperto che quella musica era il Concerto per violino di Cajkovskij! In casi come questo a noi musicisti non resta che rimettere le cose a posto, quindi quando si esegue Nessun Dorma si descrive un’atmosfera di dolore e struggimento, perché quella è l’aria di Calaf che ha una speranza, quella di vincere, ma che non sa ancora chi vincerà».
Susanna Franchi