Il Giorno della Memoria con la Favola di Natale di Guareschi

Tre cornacchie nere avanzavano impettite nella foresta borbottando «Chi, alle dieci, ancora in giro se n va?». Funghi parlanti buoni e velenosi, angeli d’ogni tipo monomotori, bimotori, trimotori, quadrimotori atterrano o decollano. E grosse stelle pendenti dai rami degli alberi, come frutti di fuoco illuminano la foresta. E’ la notte di Natale: un bambino, Albertino, la sua nonnina e il cagnolino Flik si avventurano in un bosco magico alla ricerca del papà del piccolo che era prigioniero in un campo di concentramento in Germania. Siamo dentro la Favola di Natale che Giovannino Guareschi – scrittore e giornalista che tutti conosciamo grazie ai famosi racconti Don Camillo e Peppone – compose nel 1944 mentre era internato in un lager a Sandbostel, in Germania e che raccontò per la prima volta ai compagni di baracca, proprio la sera della vigilia di Natale dello stesso anno, nello Stalag XB, dove era recluso. Come tutti i prigionieri nel lager, anche Guareschi aveva un numero: era il 6585. Fu catturato nel settembre del 1943 ad Alessandria e tornò in Italia nel 1945. Chiunque sia passato attraverso l’esperienza del lager racconta di essere sopravvissuto mettendo a disposizione la sua arte, il suo mestiere, restando quanto più attaccato alla vita con ogni mezzo, per contrastare la morte. Così ha fatto anche Giovannino: girando per le baracche, raccontava storie, storielle, amare, dolci, poetiche, divertenti, ironiche per aiutare se stesso e gli altri compagni. Per restituire dignità, riacciuffare il senso della vita che via via scivolava via. “Devo vivere. Devo resistere”: ecco le parole di chi ha vissuto quell’orrore. E’ nata così questa preziosissima favola per regalare speranza: «perché solo nella santa notte di Natale è concesso ai sogni di incontrarsi. È un miracolo che si rinnova da secoli: nella santa notte di Natale si incontrano e hanno corpo i sogni dei vivi e gli spiriti dei morti». Una favola ricca anche di musica: è stato Arturo Coppola, compagno di prigionia dello scrittore a comporre la melodia nello stesso periodo di stesura della favola. Guareschi ci sorprende, ci incanta e ci incatena (ancora e ancora, a cinquant’anni dalla sua morte) a un racconto a tratti melancolico, allegro, tagliente. Sono le emozioni che ci ha voluto mostrare per dirci che bisogna trovare il coraggio di attraversarle. Un messaggio rivolto a tutti i bambini. E ai grandi, ovviamente. Per non dimenticare. Mai. «E se non v’è piaciuta – non vogliatemi male, ve ne dirò una meglio – il prossimo Natale, e che sarà una favola – senza malinconia: «C’era una volta – la prigionia»” conclude Giovannino. 

Francesca Bolino

 

 

La favola del Natale
Un nuovo spettacolo del Teatro Regio per il Giorno della Memoria
Testo di Giovannino Guareschi
Musica di Arturo Coppola
Trascrizione ed elaborazione musicale di Giorgio Colombo Taccani
Claudio Fenoglio direttore
Regia di Caterina Panti Liberovici
Scene di Sergio Mariotti
Costumi di Alessandra Garanzini
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”
Allievi delle classi di strumento del Conservatorio “G. Verdi”
Giancarlo Judica Cordiglia narratore

Nuovo allestimento

In collaborazione con il Conservatorio “G. Verdi” di Torino
Con il sostegno degli Amici del Regio
Con il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino
In occasione del 50° anniversario della morte di Giovannino Guareschi (1908-1968)

Fascia d’età consigliata: 13-18 anni 

Repliche riservate scuola il 26 gennaio ore 10.30 e ore 15
Replica aperta al pubblico il 27 gennaio ore 20 

Le attività de La Scuola all’Opera sono realizzate in collaborazione con
Amici del Regio e Fondazione Cosso

Informazioni e prenotazioni: Attività Scuola – Tel. 011.8815.209