“Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti” in prima assoluta al Teatro Regio. Intervista a Marco Tutino

«Non è un’opera, ci tengo a chiarirlo subito: è uno spettacolo composito dove ci sono attori, musica sinfonica e musica vocale, un coro, un’orchestra e un soprano», il compositore Marco Tutino, un lungo catalogo operistico alle spalle (da La Lupa a La Ciociara) racconta così Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti che venerdì 27 maggio debutta in prima assoluta al Teatro Regio a trent’anni dalle stragi di Capaci e Via d’Amelio.

L’omaggio nasce da una coproduzione tra Teatro Regio, Piccolo Teatro di Milano (dove verrà eseguito il 28 giugno), Teatro Massimo di Palermo (in scena il 19 luglio) e MITO SettembreMusica. Drammaturgia e regia sono di Emanuela Giordano, Orchestra e Coro del Regio sono diretti da Alessandro Cadario, il maestro del Coro è Andrea Secchi, il soprano è Maria Teresa Leva, gli attori: Jonathan Lazzini, Anna Manella, Marco Mavaracchio, Francesca Osso, Simone Tudda.
«Nel 1993 ero stato l’ideatore del Requiem per le vittime della mafia su testo di Vincenzo Consolo – spiega Tutino – dove io ed altri sei compositori (Lorenzo Ferrero, Carlo Galante, Paolo Arcà, Matteo D’Amico, Giovanni Sollima e Marco Betta) abbiamo composto un numero a testa del Requiem che è poi stato eseguito il 27 marzo 1993 nella Cattedrale di Palermo in una serata di grandissima emozione. Credo che per questo l’allora commissaria del Regio Rosanna Purchia e Nicola Campogrande, direttore artistico di MITO SettembreMusica, abbiano pensato a me per questo nuovo progetto».

Come è strutturato L’eredità dei giusti?
«Sul palco ci sono coro, orchestra, gli attori, il soprano, sul fondo c’è uno schermo sul quale verranno trasmesse immagini “storiche” che documentano i fatti di quegli anni terribili e altre immagini che sono state girate appositamente. Il lavoro è diviso in tre sezioni: “Le stragi”, “La reazione”, “Il presente”.  Ci sono un’ouverture, parti recitate sulla musica, come se fossero un melologo, parti recitate senza musica. È anche una sorta di meta-spettacolo perché contiene il Libera Me che composi nel 1993 per il Requiem delle vittime della mafia; mi sembrava giusto riproporla. Le altre parti musicali sono invece tutte pagine nuove, composte appositamente, e la conclusione è un’aria per soprano su testo di Ignazio Buttitta».

Lei ha definito Falcone e Borsellino “due figure mitologiche”…
«Nella storia dell’umanità capita, a volte, che gli esseri umani facciano un salto di qualità. Noi ci aspettiamo che ogni gesto contenga un interesse personale, un ego, una convenienza. Quando invece succede che qualcuno rischi e sacrifichi la propria vita per un’idea, per un’aspirazione, in quel momento l’umanità fa un salto di qualità: per questo li ho definiti due figure mitologiche. Sono poche le figure di questo tipo nella storia dell’umanità ed è un evento raro e una grande fortuna incontrarli. Falcone e Borsellino, con tutte le loro contraddizioni e le loro fragilità, in un momento della loro vita hanno fatto qualcosa che li ha portati altrove, e questo altrove ha per me un’irresistibile attrazione e una fascinazione invincibile. È quell’altrove per il quale riesco ancora a trovare la forza per scrivere musica».

Susanna Franchi