Sembra che Caruso ritenesse Il trovatore facilissimo da mettere in scena, «basta avere i cantanti più bravi del mondo!» La battuta è così gustosa che è stata attribuita anche a Toscanini.
In effetti l’opera prevede quattro ruoli vocali impervi, ma ciò non la rende un banale festival del canto. Ne è convinto il regista Paul Curran, che allestisce al Teatro Regio Il trovatore per l’inaugurazione della nuova stagione: «In Verdi la voce non basta mai. Egli concepiva i suoi lavori per il teatro e il teatro non è sinonimo di musica sacra o di musica statica. Anche un pezzo all’apparenza molto brillante, come può essere una cabaletta, diventa uno strumento drammatico. Per questo nel teatro di Verdi non basta la voce, né basta la musica, né basta la parola, ma c’è bisogno di tutto questo insieme. Il compositore, in fondo, aveva un’idea dell’opera molto vicina al Gesamtkunstwerk di Richard Wagner».
In che modo Il trovatore può coinvolgere il pubblico moderno e in particolare quello più refrattario al melodramma romantico?
«Il trovatore, in modo ancora più convincente rispetto ad altre opere, affronta temi universali come i rapporti di potere e le grandi passioni; è anche un’opera notturna, piena di misteri e di segreti. Ma la trama, per quanto complicata, funziona perché la sua grande attrattiva sono i personaggi e le loro relazioni. Pensiamo a Game of Thrones: chi avrebbe mai immaginato che una serie in costume avrebbe ottenuto un tale successo? Il segreto sono i personaggi e le relazioni che si stabiliscono tra di loro. Con le dovute distanze, lo stesso si può affermare del Trovatore: dal momento che narra una storia incredibilmente umana può colpire il pubblico. Inoltre, qui si affrontano tre questioni basilari: la religione, la politica e il sesso. Intendo questi concetti in senso ampio: con religione mi riferisco a tutto un sistema di credenze, di convinzioni, di regole sociali, di comportamenti che si possono accettare o no; con politica i rapporti di potere; con sesso l’amore ma, soprattutto, il desiderio. Leonora, ad esempio, non è una vergine angelicale come spesso si crede, lo dimostra la sua prima aria, in cui descrive Manrico mentre suona il liuto: questo strumento, nell’Ottocento, era associato all’amore sensuale. Leonora non è solo innamorata di Manrico, lo desidera. Nel Trovatore il sesso è più presente dell’amore romantico, perché tutti i personaggi sono molto passionali».
Liana Püschel