Domenica 12 maggio, alle ore 20.30, il maestro Sergey Galaktionov sale sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio per un programma vario e dagli stili contrapposti tra due compositori distanti per epoca e carattere, Wolfgang Amadeus Mozart e Dmitrij Šostakovič.
Galaktionov, vincitore nel 2000 del Concorso Internazionale Viotti e nel 2005 del Premio protagonisti della musica, è primo violino e spalla dell’Orchestra del Teatro Regio e della Filarmonica Teatro Regio Torino dal 2004. In questo concerto, oltre alla sua direzione, potremo apprezzarne la tecnica strumentale e l’interpretazione come violino concertante nel secondo brano in programma.
Apre il concerto la prima Sinfonia scritta da Mozart ad appena 8 anni, già enfant prodige; dalla composizione, tutt’altro che acerba, emerge la figura un giovanissimo artista ben consapevole dei modelli stilistici affermati dai compositori a lui contemporanei, come Johann Christian Bach, che il piccolo Wolfgang Amadeus conobbe durante il suo soggiorno londinese, ma anche già molto personale nella scrittura, caratterizzata da una struttura formale chiara e lineare che permette alla melodia di risaltare in tutta la sua freschezza.
Con il secondo brano mozartiano in programma facciamo un salto in avanti nella maturità stilistica dell’autore, all’epoca della composizione ormai diciannovenne e al servizio del principe arcivescovo di Salisburgo, per il quale nell’estate del 1775 compose cinque Concerti per violino e orchestra. Quello in la maggiore K 219, conosciuto con il nome di Türkisch, è l’ultimo, caratterizzato da un vivace trattamento dello strumento solista nella cui tecnica Mozart stesso era maestro.
La seconda parte della serata è dedicata a Dmitrij Šostakovič, con la Sinfonia da camera in do minore op. 110a, trascrizione di Rudolf Baršaj del Quartetto per archi composto nel 1960 in seguito alla visita del compositore a una Dresda ancora devastata dalle ferite del Secondo Conflitto Mondiale, che reca la dedica «Alle vittime del fascismo e della guerra»; una di queste vittime è il compositore stesso, tormentato durante tutta la sua vita artistica dal regime di Stalin. La musica del Quartetto, composta sulle iniziali del suo nome e ricca di citazioni da suoi lavori precedenti, diventa per Šostakovič un modo per affermare ciò che a parole non si può dire: «Provo eterno dolore per coloro che furono uccisi da Hitler, ma non sono meno turbato nei confronti di chi morì su comando di Stalin. Soffro per tutti coloro che furono torturati, fucilati, o lasciati morire di fame. Molte delle mie Sinfonie sono pietre tombali. Troppi della nostra gente sono morti e sono stati sepolti in posti ignoti a chiunque, persino ai loro parenti. Dove mettere le lapidi? Solo la musica può farlo per loro». E come pietra tombale, il brano fu eseguito durante i funerali del compositore, nel 1975. (teatro regio)