«Quando un’artista riesce a convincerti a rivalutare il repertorio che pensavi non ti interessasse più, devi fare attenzione. […] La lettura poetica e di grande forza comunicativa della violinista tedesca Antje Weithaas sottolinea le linee e il dettaglio del pensiero musicale senza mai cadere nel manierismo, lasciando emergere la propria individualità senza indulgenze di sorta. La qualità del suono è come l’argento, flessibile e carica di bagliori di luce».
Queste parole di Fiona Maddocks (pubblicate su The Observer nel 2015, all’indomani dell’uscita del cd Max Bruch, opere complete per violino e orchestra) sono una vera e propria carta di identità di Antje Weithaas, alla quale viene riconosciuta la capacità di valorizzare ogni dettaglio del pensiero musicale con irresistibile intelligenza e abilità tecnica, mettendoci anche… il cuore!
Considerata una delle grandi violiniste del nostro tempo, ma allo stesso tempo lontana dallo star system più patinato, Antje Weithaas ha realizzato una poliedrica carriera come solista, camerista e insegnante, avendo come faro la ricerca di autenticità innanzitutto verso se stessa e verso la musica che esegue. A Torino la si potrà ascoltare, insieme al pianista Thomas Hoppe, domenica 18 novembre (Teatro Vittoria – ore 16.30) per la stagione dell’Unione Musicale.
Ai suoi studenti presso la Hochschule für Musik Hanns Eisler di Berlino la signora del violino consiglia: «Per intraprendere la carriera di violinista è necessario un musicista autentico, che vive il bisogno interiore di donare emozioni profonde sia alla musica sia al pubblico. Sono certa che questa qualità è assolutamente necessaria per una carriera duratura. Il “mercato della musica” comunque sembra avere le sue regole… il mio suggerimento è quello di essere autentici e capaci di riflettere su se stessi». (unione musicale)