Esercizi di stile: la letteratura incontra la musica. Intervista a Stefania Rocca

La letteratura incontra la musica in maniera feconda non soltanto quando riguarda la poesia. Il caso di Esercizi di stile, il grande gioco retorico che Raymond Quenau scrisse nel 1947, è emblematico di quanto il lavoro sull’organizzazione sintattica di un testo verbale e la combinazione dei suoni in causa nella pratica della composizione abbiano a che fare l’uno l’altro non solo in termini concettuali, di somiglianza, ma ancor più dal punto di vista della concezione, della struttura e – appunto – della concertazione.
Proprio Esercizi di stile si chiama lo spettacolo che Stefania Rocca porta al Teatro Vittoria domenica 16 dicembre assieme al trio composto da Patrizia Bettotti (violino), Giampiero Sobrino (clarinetto) e Andrea Dindo (pianoforte), proponendo un dialogo tra parole e musica (con le composizioni del Novecento francese, da Poulenc a Satie, da Ravel a Milhaud) che rivelerà le connessioni più intime tra i due linguaggi.

Stefania Rocca, come si svolgerà lo spettacolo? Le letture saranno alternate alla musica o saranno sostenute dai brani? In francese o in italiano?
«Le letture saranno sia alternate alla musica sia sostenute, e alcune saranno in francese e altre in italiano. I novantanove texticules – come li definisce Queneau stesso con un gioco di parole – utilizzano i più disparati registri linguistici per dirci sempre la stessa cosa e vogliono mostrarci come nella parola e nella lingua siano implicite infinite potenzialità, che vanno solo lasciate libere di esprimersi. Noi abbiamo aggiunto la musica come ulteriore linguaggio.
Tra le letture ci sono quelle ci sono quelle enigmistiche, quelle retoriche, quelle con i gerghi e le lingue maccheroniche (che personalmente sono quelle che mi divertono maggiormente!) e le varianti di tipo testuale, come il tema scolastico o la poesia».

Con quale criterio avete selezionato i testi da leggere? La scelta dei brani e dei compositori è legata alle pagine che verranno lette?
«Le parti sono state scelte per creare, insieme alla musica, una partitura di ritmo e melodia. Durante le prove con i musicisti abbiamo valutato una serie di opzioni in base alla risonanza delle musiche con le atmosfere evocate dai testi. I brani musicali introducono in modo pertinente le variazioni di stile realizzate da Queneau, a volte ne prolungano il significato dopo il silenzio che segue la recitazione o ancora ne punteggiano l’andamento con interruzioni o ne sostengono il significato come commento sonoro. La musica consente di assecondare le più ardite variazioni di tono espressivo nei significati impliciti ed espliciti».

I giochi di Quenau sono particolarmente musicali perché tutte le versioni della stessa storia sono un po’ come le interpretazioni diverse di uno stesso pezzo di musica, così come le permutazioni e gli artifici retorici: la lingua viene trattata come la musica, cioè il significato può funzionare anche modificando – in un certo modo – l’ordine dei suoni o certi parametri musicali. In che maniera dunque la musica e il testo di Esercizi di stile possono essere messi in relazione?
«Abbiamo adottato una certa varietà di soluzioni: l’apertura musicale dello spettacolo con la festosa Ouverture di Milhaud annuncia il gioco che si sta per realizzare, segue poi una canzone originale che rappresenta musicalmente il testo di Queneau stesso musicato (il testo di Ode), in un altro caso l’atmosfera “brumosa”, “nebbiosa” di una lettura viene accompagnata dall’analoga suggestione di un Preludio di Debussy, “Esitazioni” si sposa perfettamente con l’incerta Danza di traverso di Satie, “Aspetto soggettivo” viene accostato a Je te veux, sempre di Satie, estremamente soggettivo sin dal titolo, oppure la parodia del parlato inglese ad opera di un francese calza perfettamente con il blues del francesissimo Ravel, in un accostamento che consente di sottolineare come una premessa linguistica venga necessariamente trasformata nel passaggio a una cultura differente.
Nello spettacolo poi abbiamo trovato l’occasione di adattare il ritmo della musica al ritmo della lettura, inserendo in entrambe delle volute e nette interruzioni durante la lettura a singhiozzo di una telegrafica analisi logica. Anche lo stile rap è risultato utile per realizzare un testo particolarmente marcato. Naturalmente questo gioco intellettuale si nutre della disponibilità interpretativa estemporanea in un continuo e sempre rinnovato, divertentissimo gioco di parola e musica».

Anche un’attrice è chiamata a prodursi in esercizi stilistici. Come entra in gioco il mestiere squisitamente teatrale in una lettura del genere?
«Questo non è un testo dove puoi lavorare sull’emozione ma piuttosto sul suono, sul ritmo e con ironia puoi interpretare diversi modi di essere!»

Federico Capitoni