Giovane, anzi giovanissimo, a soli ventitré anni Filippo Gorini è uno degli astri nascenti del pianismo italiano e si sta rapidamente affermando sulla scena internazionale. Nato a Carate Brianza, si è diplomato al Conservatorio di Bergamo con lode e menzione d’onore, ha proseguito la sua formazione al Mozarteum di Salisburgo e tra i suoi grandi maestri ci sono Alfred Brendel, Maria Grazia Bellocchio e Pavel Gililov.
Lodato per «il raro intelletto e per temperamento, immaginazione vivida e grande controllo», si è distinto nel 2015 vincendo il primo premio e i premi del pubblico nel Concorso “Telekom-Beethoven” di Bonn, «una vittoria che mi ha spalancato la porta per una carriera da concertista».
Ospite delle più importanti rassegne musicali nazionali, nello scorso mese di maggio ha sostituito Murray Perahia alla Società del Quartetto di Milano e ha ricevuto il premio “Una vita per la musica – Giovani” del Teatro La Fenice di Venezia.
Per la sua prima volta all’Unione Musicale, propone un programma tra Chopin e Beethoven, di cui eseguirà l’ultima delle Sonate per pianoforte: «L’op. 111 di Beethoven è una sonata che muove il cuore verso grandi profondità, con la capacità di farci soffrire quasi nella carne, e poi elevarci nello spirito verso la pace. È una delle composizioni più sublimi mai realizzate, che occupa un posto giustamente leggendario nella storia della musica, e suonarla mi colma ogni volta di gratitudine». (Unione Musicale)