Giovanni Sollima alla scoperta di Giovanni Battista Costanzi

The Missing Link è un viaggio che propone Giovanni Sollima, il 28 febbraio in Conservatorio, con l’Arianna Art Ensemble per conoscere uno dei nostri musicisti meno noti, Giovanni Battista Costanzi, l’“anello di congiunzione perduto” tra il Barocco italiano e il Classicismo tedesco, nonché promulgatore di una più attuale tecnica violoncellistica.

Maestro Sollima, perché fino ad adesso il nome di Giovanni Battista Costanzi – che si sa essere stato maestro di Boccherini – è rimasto nell’ombra?
«Per me la scoperta di un musicista del passato equivale a un ritrovamento archeologico.
Costanzi, a differenza di tanti altri illustri violoncellisti (penso a Porpora, Bononcini, Cervetto…) non ha pubblicato nulla in vita; il suo nome – leggermente storpiato – risulta presente, assieme a quello di Porpora (co-autori, a 4 mani?), in un’antica pubblicazione inglese di 6 Sonate per violoncello con accompagnamento di violini all’unisono, tuttavia in queste pagine dello stile di Costanzi non c’è nulla. Sono convinto che il ruolo di Costanzi sia stato quello di consulente violoncellistico per Porpora, e quindi probabilmente anche di editor. E non mi sembrerebbe strano, dato che a Roma ricopriva la carica di mandataro».

Giovanni Battista Costanzi è un autore di transizione.
Che caratteristiche ha la sua musica?
«Possiamo scorgere vicinanza e anche amicizia con Corelli e Tartini e – più tardi – con Haydn: nella musica di Costanzi si ritrova un po’ di stile galante e non solo. Trovo molto interessante la differenza tra le Sonate e le Sinfonie (entrambe le raccolte per violoncello e basso continuo): le prime italianissime, alcune “tartiniamente” sulfuree e dotate di una sapienza e un virtuosismo strumentale stupefacente e altre piene di movimenti “spirituosi”; le Sinfonie invece possono raccontare in certa misura l’Europa musicale del tempo. I manoscritti, soprattutto nei danzanti movimenti finali, riportano una scrittura violoncellistica appena accennata, evidentemente pensata per le sue mani e come traccia su cui improvvisare ornamentazioni e variazioni. Diversamente accade per la musica vocale, dove il rigore e la sapienza contrappuntistica insieme all’uso del doppio basso si riscontra in diversi lavori sacri. Sarei molto curioso di conoscere la sua opera Giulio Cesare».

Dal punto di vista della tecnica violoncellistica, Costanzi ha apportato innovazioni?
«Molte! I doppi trilli (trilli simultanei su doppie corde), i picchettati, i ricochet, il registro sovracuto e quindi l’uso del capotasto. Costanzi era sicuramente un esploratore instancabile!»

Ci può raccontare brevemente i due parole sui due brani nuovi: il suo Mandataro e Wayward Thoughs di Paolo Rigano?
« Il Mandataro è ispirato alla figura di Costanzi: lo immagino per le campagne del Lazio a cercare voci per qualche grande evento musicale che dovevarealizzare, spesso ricoprendo più ruoli, incluso quello manageriale. Il brano di Rigano, Wayward Thoughs, si ispira a Dowland, quindi non ha un riferimento diretto a Costanzi, però richiama le tensioni armoniche spesso determinanti in certa musica dell’epoca, per quanto riguarda dinamica e articolazione».

Federico Capitoni