Dopo cubo, tetraedro, icosaedro, e ottaedro, è il dodecaedro il solido protagonista del penultimo appuntamento della stagione dell’Orchestra Filarmonica di Torino. Il compositore americano Jay Schwartz dirige gli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino per la prima assoluta del suo Credo – Music for Orchestra VII, vincitore della terza edizione del Mario Merz Prize. Alcune chicche completano il programma: il Concerto in do minore per viola e archi nello stile di Johann Christian Bach di Henri Casadesus, 2 Melodie op. 53 e la Suite in stile antico op. 40 ‘Dai tempi di Holberg’ di Edvard Grieg, con Sergio Lamberto Maestro concertatore e Lara Albesano viola solista. Appuntamento martedì 17 maggio al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino alle 21, con prove di lavoro aperte al pubblico allo Più SpazioQuattro domenica 15 e prove generali al Teatro Vittoria lunedì 16.
Classe 1996, violinista dall’età di tre anni, passata successivamente alla viola, abbiamo intervistato Lara Albesano mentre si trova in Germania, dove attualmente vive.
Per Platone e Aristotele il poliedro a dodici facce rappresentava la forma dell’etere, l’elemento della realtà celeste. Per gli alchimisti la pietra filosofale era composta di etere. Il programma che proponete allude ad alcune di queste suggestioni filosofiche ed esoteriche?
«Il programma si rifà al dualismo platonico tra una realtà più alta, eterna e immutabile, e una più terrena. Credo evoca un’atmosfera contemplativa, spirituale, attraverso l’uso di glissandi continui e un organico molto particolare. La seconda parte, in cui sarò impegnata come solista, suggerisce una dimensione più concreta. Sia le pagine di Casadesus sia quelle di Grieg volgono lo sguardo verso le danze del Settecento, alludendo concretamente alla circolarità della storia».
La prima volta insieme all’OFT era una giovane studentessa: come si è evoluto il vostro sodalizio?
«Ho dei ricordi bellissimi sin dagli anni del Conservatorio a Torino. Tutti i programmi sono stati sempre pensati e costruiti in modo stimolante. È un privilegio poter tornare come solista, anche perché mi ritroverò a suonare accanto a Sergio Lamberto, il mio mentore per quasi dieci anni. Mi ha sempre seguito, anche quando sono passata dallo studio del violino alla viola, e dopo che ho lasciato il Conservatorio».
In Occidente alcune voci si sono levate per incoraggiare le istituzioni musicali a epurare pagine di compositori russi e cancellare la partecipazione di artisti russi. Se dovesse prendere il sopravvento una politica di questo genere, grandi musicisti come il violista Yuri Bashmet non potrebbero più suonare da noi. Cosa pensa di questi scenari?
«Il patrimonio culturale di ogni paese appartiene a tutta l’umanità. Non condivido quelle correnti di pensiero che stanno ostacolando a priori la cultura russa. Conosco giovani e bravissimi musicisti russi che vivono e lavorano nell’Unione Europea da anni. È assurdo che alcune banche abbiano bloccato i loro conti, chiedendo delle prove che potessero giustificare la loro permanenza in Europa. Non tutte le persone provenienti da un certo paese si identificano pienamente con le sue politiche. Certo, ci sono personaggi che si sono schierati apertamente a sostegno della Russia e delle azioni belliche. In questo caso, penso che ogni istituzione musicale debba decidere liberamente se collaborare o meno con questi artisti».
Edoardo Pelligra