«Beethoven? La stupenda ossessione di una vita»
Intervista a Steven Isserlis

È uno tra i più noti e apprezzati violoncellisti della sua generazione: ha un suono fascinoso e pieno di eleganza, indizio di una personalità brillante, curiosa e con uno spiccato senso dell’umorismo. Stiamo parlando del grande interprete inglese Steven Isserlis.
Mercoledì 23 marzo (ore 20.30) al Conservatorio di Torino potremo ascoltarlo, per la stagione dell’Unione Musicale, in duo con il pianista e compositore finlandese Olli Mustonen, di cui è un grande amico. Il programma del concerto è una cavalcata tra le epoche, che ci porta a contatto con sonorità e stili molto diversi: c’è la Sonata in la maggiore op. 69 di Beethoven e ci sono le Variazioni concertanti in re maggiore op. 17 di Mendelssohn, poi la Sonata n. 3 di Martinu e un brano dello stesso Mustonen.

Abbiamo approfondito alcuni aspetti della serata con l’interprete.

Maestro Isserlis, a Torino eseguirete un programma che abbraccia un ampio arco temporale. Al di là delle ovvie differenze, c’è una sorta di filo conduttore che attraversa l’intero concerto?
«Di solito mi piace creare programmi che abbiano un’idea distintiva, ma in questo caso più che altro volevamo festeggiare il fatto che, con Olli, torniamo a suonare insieme dopo più di tre anni (ed è ancora da più tempo che non eseguiamo musica scritta prima del 20esimo secolo). Così abbiamo scelto brani che entrambi amiamo particolarmente, quindi direi che è soprattutto un programma basato sui nostri comuni entusiasmi. Ad esempio, tutti e due siamo fan di Martinu e io sono un fan… di Mustonen! Quanto a Beethoven, ne siamo letteralmente ossessionati: Olli lo è fin da bambino (un fatto aiutato dalla scoperta che il suo nome in lettere maiuscole, OLLI, appunto, se letto alla rovescia, diventa 1770, la data di nascita di Beethoven!). La mia, invece, è un’ossessione cresciuta nel corso degli anni».

Lei si definisce un “esploratore musicale”: la sua passione l’ha condotta a conoscere un repertorio molto vasto, che include anche brani di rara esecuzione. In che modo questa ricerca ha arricchito la sua visione della musica come interprete?
«Da violoncellista credo sia essenziale esplorare, guardare oltre il repertorio più convenzionale, anche perché i capolavori scritti per il nostro strumento dai “grandi” (acclamati universalmente come tali) non sono poi così tanti. Ma guardando al di fuori di quella cerchia ristretta, emergono tanti altri tesori! Martinu ne è un esempio perfetto. Tutte e tre le sue Sonate – che ho inciso due volte, la seconda proprio con Olli Mustonen – sono meravigliose, emozionanti, profonde e insieme accessibili. Non so davvero perché non vengano eseguite più spesso! E nel repertorio violoncellistico ci sarebbero tanti altri esempi, in una gamma che va dal bello al veramente grande. Trovo che sia sempre elettrizzante scoprire qualcosa di sconosciuto o di poco noto».

La sua collaborazione con Mustonen – di cui a Torino eseguirete la Sonata per violoncello e pianoforte – è la storia di un lungo viaggio, visto che vi conoscete da molto tempo. Che cosa può dirci di questo brano e, più in generale, del vostro rapporto di amicizia?
«Conosco Olli da quando ha 16 anni, quindi la nostra è un’amicizia che dura davvero da molto tempo! Siamo tanto diversi, eppure abbiamo anche molto in comune. Quando siamo insieme parliamo moltissimo, di tutto. Mai un momento di monotonia! E poi abbiamo un senso dell’umorismo simile, il che è importante. La sua Sonata è meravigliosa, affascinante. Come tutta la sua musica, è di una precisione assoluta sul piano formale, ma contiene anche una vena folk e, a tratti, perfino una qualità improvvisativa. Inoltre sa parlare al pubblico in modo immediato! Olli è davvero un compositore speciale: il suo stile è radicato nel passato eppure così originale. È una voce unica».

Veniamo a Beethoven, di cui a Torino eseguirete la Sonata op. 69. Il genio di Bonn è anche protagonista di un suo libro, Perché Beethoven lanciò lo stufato. In questa pubblicazione, pensata per i più piccoli ma adatta a tutti, lei descrive le vite di grandi compositori da un’angolazione insolita, includendo anche aneddoti e storie divertenti. Nel caso di Beethoven, l’accento è posto sul suo ruvido umorismo. In quali aspetti della sua musica troviamo traccia di questo suo tratto caratteriale?
«Oh, per me Beethoven, insieme con Haydn, è il più spiritoso tra i grandi compositori. In realtà questa Sonata, nello specifico, è più seriosa di altri lavori, anche se le sincopi dello Scherzo certamente contengono semi del suo vigoroso umorismo. Credo che le caratteristiche più importanti della sua musica, in generale, siano però la gioia e il puro spirito indomito. Forse è per questo che, con l’andare degli anni, le opere beethoveniane sono divenute sempre più necessarie per me, come per tantissimi altri. La sua musica ci fa sentire il mondo come un posto molto, molto migliore».

Lorenzo Montanaro