È dalla relazione tra parola e melodia che nasce la musica. In altre parole, la musica nasce dalla necessità – prima ancora emotiva che artistica – di cantare la poesia. Eppure tra poeti e compositori i rapporti non sono stati mai facili. Se n’è scritto moltissimo e le testimonianze, tantissime, dirette o indirette, danno la misura della profondità e dell’ampiezza della questione. In particolare tutto si complica quando i versi sono di mano di un grande poeta. Petrarca, ad esempio. Oppure, Tasso: 1544 -1595. Tasso vive, cioè, il secolo in cui la forma poetico-musicale a carattere profano nota come madrigale raggiunge il suo massimo splendore; da Bernardo Pisano fino a Claudio Monteverdi, tutto il XVI secolo è un fiorire di raccolte madrigalesche, attorno alle quali peraltro andranno a consolidarsi esperienze musicali affatto nuove, gravide di feconde conseguenze per l’avvenire. D’altronde i temi poetici del madrigale consentono al musicista di mettere in campo accorgimenti retorici accattivanti, quasi teatrali nel loro intrecciarsi con il testo. Il che spiega le preoccupazioni del Tasso nei confronti di quei compositori, a cominciare da Giaches de Wert, che si avvicinarono alle sue opere, Gerusalemme liberata inclusa. Del resto, il compositore interpreta il testo, e la musica aggiunge una coloritura emotiva. Il che chiarisce le perplessità del poeta. Tasso, però, pare ebbe a ricredersi.
Di tutto questo è affascinante testimonianza il concerto de La Compagnia del Madrigale, che l’Unione Musicale propone l’8 gennaio Teatro Vittoria. I madrigali del de Wert fanno da fil rouge, arricchiti da quelli di Marenzio e Monteverdi.
Sempre in tema il concerto che l’Unione Musicale affida al Coro Maghini (24 gennaio, Conservatorio Verdi). Ensemble ormai di consolidata reputazione, con oltre vent’anni di carriera alle spalle, il Coro Maghini affronterà pagine tra le più suggestive del repertorio romantico. Schubert, Schumann, Brahms: è intorno alla loro opera che ruota, infatti, il programma del concerto. Tre compositori che proprio alla produzione corale si sono dedicati con acuta attenzione, trovando nel rapporto tra testo e musica un terreno particolarmente fertile, nel quale far maturare la loro sensibilità. Una sensibilità che possiamo serenamente definire poetica, in un secolo in cui il rapporto tra poeta e musicista non passa più attraverso gli schemi della retorica, ma viene vissuto come esperienza intima e personalissima. Il compositore spesso sceglie il testo, se ne appropria, per poi tradurlo obbedendo sostanzialmente a una sola regola: quella del restituire l’emozione, che quel testo aveva generato.
Fabrizio Festa