La letteratura musicale per violino, violoncello e pianoforte è particolarmente ricca. L’organico si presenta equilibrato, la distribuzione delle parti melodiche e armoniche avviene in modo quasi naturale, come a conformarsi spontaneamente alle caratteristiche dei tre strumenti. Tutto ciò ci aiuta a spiegare la fortuna di questa formazione, testimoniata peraltro da un buon numero di veri e propri capolavori, dedicati appunto all’insieme di violino, violoncello e pianoforte.
Che Kyoko Ogawa, Yu Ito, e Kosuke Akimoto (aka Trio AOI) abbiamo scelto di aprire il loro concerto – saranno sotto i riflettori al Conservatorio mercoledì 13 ottobre (su il sipario alle 20:30), ospiti dell’Unione Musicale – con Haydn è, quindi, un ulteriore contributo a sostegno di quanto poc’anzi affermato.
Haydn, e a ragion veduta, è il compositore che ha definito in maniera chiara e inequivocabile i nuovi confini della musica strumentale nella seconda metà del Settecento, ponendo così le basi del futuro sviluppo della musica da camera. Di Trii per violino, violoncello e pianoforte ne ha composti oltre cento, di cui trentuno tra il 1748 e il 1797. Tra questi ultimi sta appunto il Trio Hob. XV n. 29, composto ormai lontano dalla residenza degli Esterhàzy.
Dopo la morte del principe Nikolaus I, Haydn comincia a viaggiare. Nel 1790 è a Londra, dove miete straordinari successi. Qui conosce la talentuosa pianista Theresa Jansen, cui dedica, tra gli altri, anche i tre Trii op. 43, 44 e 45, quello che troviamo nel programma di questo concerto. Un’opera brillante, luminosa, nella quale Haydn pone in perfetto equilibrio il virtuosismo strumentale e l’eleganza della scrittura. Un’opera che ruota attorno al seducente Andantino ed innocentemente, prima di spiccare il volo nel conclusivo Presto assai. Insomma, già da questi brevi cenni s’intuisce che il Trio Hob. XV n.29 richiede interpreti di sicuro valore e di conclamate doti. Il giapponese Trio AOI ha dimostrato di possedere entrambi conquistando il primo premio l’impegnativo concorso ARD di Monaco nel 2018, uno tra i soli cinque trii acclamati vincitori nella storia di tale prestigiosa competizione.
Unitisi nel 2016, Kyoko Ogawa, Yu Ito, e Kosuke Akimoto sono stati tutti studenti dell’Università delle Arti di Tokyo, prima di specializzarsi presso l’Accademia di Musica da Camera allocata, sempre nella capitale giapponese, presso la Suntory Hall. Oggi ormai in carriera, i tre musicisti giapponesi dovranno dar prova dei loro talenti, dopo Haydn, affrontando il terzo dei quattro trii con pianoforte composti da Dvořák. Meno noto del “Dumky” op. 90, non è però pagina di minore pregio. Al di là della polarizzazione brahmsiana, emerge in queste pagine tutta l’esuberanza di Dvořák, quell’esuberanza che gli permette di andare al di là del modello da lui pure tanto amato. Ed infine Martinu, che compose questi Cinque pezzi brevi nel 1930. Il Trio AOI compie così un’incursione nella grande stagione del neoclassicismo novecentesco. Non ci si lasci ingannare dal titolo, però: brevi sì, ma impegnativi e affascinanti, tanto da suscitare l’ammirazione di Stravinskij.
Fabrizio Festa