Les Vents Français. Cinque musicisti, un unico respiro. Intervista a Emmanuel Pahud

Per Les Vents Français la parola d’ordine è il respiro, quello di quattro strumenti a fiato e un pianoforte. Non è una formazione che si ascolta spesso, nonostante la ricchezza di repertorio e la particolarità del suono, un impasto timbrico di quattro fiati di diversa materia: metalli e legni. E il gruppo vanta membri di altissimo livello: hanno suonato (o suonano) in alcune delle orchestre più importanti, dai Berliner Philharmoniker, dove Emmanuel Pahud è primo flauto da oltre trent’anni, all’Orchestre du Théâtre National di Parigi, alla Radio Symphonie Orchester di Berlino. Li si potrà ascoltare all’Unione Musicale mercoledì 9 gennaio (Conservatorio, ore 21)
A nome del gruppo, Emmanuel Pahud risponde alle nostre domande:

L’ensemble di strumenti a fiato ha un proprio charme sonoro. In che cosa consiste nel vostro caso?
«Considerando la sua natura, diversa dagli ensemble ad arco in cui gli strumenti appartengono alla stessa famiglia, l’ensemble di fiati ha una particolare qualità sonora proprio perché gli strumenti sono di fattura diversa. Poi, dentro l’ensemble cerchiamo di portare l’esperienza di ciascuno di noi a ogni livello, come solista, come camerista o in orchestra, come direttore e anche come insegnante. Cerchiamo di tradurre il nostro fare musica in situazioni e contesti diversi in termini di qualità, espressione, colore e carattere. Sono valori che nell’ensemble vengono a sommarsi per creare una personalità».

Il vostro ensemble si chiama Les Vents Français. A cosa si riferisci quel “francese”?
«All’origine del nome c’è la celebre scuola francese di strumenti a fiato. Dopo la Rivoluzione francese e la fondazione del Conservatorio di Parigi, la scuola francese ha formato i più grandi virtuosi, da una generazione all’altra. Prima di adottare le evoluzioni costruttive e meccaniche della scuola boema, la scuola francese ha spinto sempre avanti le possibilità espressive, dinamiche e virtuosistiche di questi strumenti. Il quintetto a fiato francese a cavallo del ventesimo secolo ha conosciuto differenti ondate di successo attorno a flautisti come, per esempio, Taffanel e Rampal. Noi siamo felici di inserirci in questa tradizione».

Che cosa lega i brani scelti per questo concerto, pur nelle diversità degli autori?
«Il programma che stiamo portando in tournée in Europa fa parte di un progetto di esecuzioni e incisioni di musica romantica. Sono pagine di autori russi, tedeschi e francesi che tracciano un percorso attraverso il continente e le loro tradizioni in circa settantacinque anni di musica. Poi, tre autori su cinque, rendono una sorta di omaggio nascosto all’Italia: Glinka scrisse il suo Trio a Milano per alcuni solisti della Scala, Saint-Saëns con la Tarantelle si immerge nei virtuosismi della danza italiana, Beethoven trae la sua ispirazione dal leggendario sodalizio tra Mozart e il librettista italiano Da Ponte».

Monica Luccisano