«Tavola armonica d’abete a vena stretta che si allarga verso i fianchi: fondo in un pezzo d’acero riccio a marezzatura stretta leggermente discendente verso destra. Fasce e testa di legno simile a quello del fondo: vernice arancio-dorata». Sull’etichetta, poi, leggiamo Antonius Stradiuarius Cremonensis / Faciebat Anno 1727 (con aggiunta dell’iscrizione Choisi par Kreutzer e del numero M754). Il catalogo del prezioso Archivio della Liuteria Cremonese precisa, infine che lo strumento è oggi affidato a Maxim Vengerov.
Siberiano di Novosibirsk, classe 1974, poi naturalizzato israeliano, ma formatosi nell’Unione Sovietica sotto la guida dell’esperto Zakhar Bron, a sua volta allievo di Igor Oistrakh. Dunque, eccoci di fronte ad una sorta d’ideale albero genealogico: Stradivari, Kreutzer (con quel che ne segue tra musica e letteratura), Oistrakh, Bron, ed ovviamente Vengerov.A questo va aggiunta una serie di altre notizie. Il primo concorso vinto da Vengerov, all’età di dieci anni, fu quello per giovani talenti intitolato a Karol Lipiński e Henryk Wieniawski, due tra i più celebrati violinisti della storia di questo strumento (polacchi entrambi ed entrambi compositori). Lo stesso Vengerov è figlio d’arte, padre oboista e madre cantante e direttrice di coro, e ha trovato in Mstislav Rostropovič e Daniel Baremboim i suoi mentori. Ecco, il quadro non solo si completa, ma riluce in maniera quasi abbagliante. Maxim Vengerov è insieme il risultato di una mirabile sintesi storica e il punto di partenza di una nuova vicenda umana e artistica. La determinazione con cui è riuscito ad affrontare i quattro anni d’inattività forzata dovuti a un problema al braccio dimostra la tempra dell’uomo, anni peraltro trascorsi a impegnarsi per l’UNICEF (che lo ha nominato Ambasciatore della Buona Volontà nel 1997, primo fra i musicisti ad ottenere tale onore) e a studiare direzione d’orchestra. Così eccolo ora dividersi tra violino e podio, sempre mantenendo alto il suo impegno a fini umanitari.
Al suo debutto in una stagione dell’Unione Musicale, mercoledì 11 aprile Vengerov dividerà il palcoscenico dell’Auditorium Rai con la pianista Polina Osetinskaja, già enfant prodige e oggi affermata solista, oltre che esperta camerista. Li ascolteremo prima in Brahms, con le impegnative Sonate opera 78 e opera 108, poi nella seducente Sonata di Ravel, composta nella piena maturità e proposta per la prima volta al pubblico proprio dall’autore seduto al pianoforte insieme al leggendario violinista Georges Enescu, con il quale si conoscevano fin dai primi anni del Conservatorio. E infine Paganini: virtuosismo sì, ma non certo di facciata. Tutte scelte queste che dimostrano la larghezza d’interessi di Vengerov, ampiezza peraltro confermata dalla vastità del suo repertorio, che spazia dal barocco al contemporaneo.
Fabrizio Festa