È un’attesa carica di aspettative quella per il debutto in Europa del Trio Montrose, il prossimo 14 marzo a Torino per l’Unione Musicale. Fondato nel 2013, questo trio statunitense costituisce in realtà l’incontro di tre grandi professionisti della musica in attività da più tempo: primo violino e violoncellista dell’ultima decina d’anni del Quartetto di Tokyo si ritrovarono con il pianista ospite di riferimento di quel gruppo nell’ultima tournée dello storico ensemble (che toccò anche Torino), tutti e tre animati dal desiderio di continuare a suonare insieme per dedicarsi ai capolavori del repertorio per trio. Impegnati anche singolarmente come docenti e in ambito sinfonico come solisti con orchestre degli Stati Uniti e non solo, i membri del Montrose hanno conquistato le platee nordamericane nel giro di un paio d’anni e, a parte un paio di appuntamenti ad Hong Kong nel 2016, questa è la loro prima tournée all’estero. «Destinato a essere uno dei migliori trii al mondo» e capace di «un suono così consistente da far immaginare un ensemble più ampio», nelle parole della stampa Stati Uniti, il gruppo attinse il nome da una celebrata e prestigiosa etichetta di vini Bordeaux, Château Montrose, dal colore delle eriche in fiore che ricoprivano la collina e il terreno circostanti la casa di produzione. E se francese è il nome, il programma prevede un excursus storico tra classicismo viennese (Haydn), romanticismo tedesco (Mendelssohn) e novecento storico russo (Šostakovič).
Si resta sostanzialmente nella capitale austriaca con l’altra proposta cameristica del mese di marzo: alle prese con il penultimo quartetto scritto da Haydn, l’ultimo grande quartetto di Schubert e il Langsamer Satz di un giovane Webern ancora tonale, mercoledì 28 marzo è segnato sul calendario il graditissimo ritorno del Quartetto di Cremona, forse il miglior ensemble cameristico nostrano, ormai famoso in tutto il mondo e riconosciuto da più parti come l’autentico erede del Quartetto Italiano, il miglior complimento che si possa fare a una formazione di questo tipo.Formatosi nel 2000 in seno all’Accademia Stauffer della città lombarda (dove nel Cinquecento nacque di fatto il violino moderno), il Cremona ha appena terminato l’incisione dell’integrale dei Quartetti di Beethoven, 8 dischi che gli hanno valso molti riconoscimenti, da ultimo il Supersonic Award della rivista tedesca “Pizzicato”, il premio Echo Klassik 2017 e da ultimo l’International Classical Music Award 2018. Nel settembre dell’anno scorso, inoltre, ha ricevuto in prestito dalla Nippon Music Foundation il leggendario “Quartetto Paganini”, il set di strumenti ad arco appartenuti al celebre virtuoso e costruiti da Antonio Stradivari: è il primo ensemble italiano a beneficiare del conferimento di questi “gioielli”, in passato andati in dote al Quartetto Hagen e al Quartetto di Tokyo. Ascoltare il Quartetto di Cremona “equipaggiato Stradivari” è un’altra occasione da non perdere.
Simone Solinas