Nel 1791 Haydn giunge nelle mitiche isole britanniche per diventare uno dei protagonisti della vita musicale londinese. È l’occasione buona per conoscere il corpus delle melodie scozzesi. Sarà poi necessaria la sensibilità di editori come Napier, Thomson e Whyte, per dar vita a un vero e proprio genere: l’arrangiamento di canti popolari, missione nella quale verranno coinvolti grandi compositori dell’epoca come Haydn e Beethoven.
Il concerto del Trio Metamorphosi e Monica Bacelli (23 gennaio, Conservatorio – ore 21) per l’Unione Musicale è quindi un grande omaggio alla Scozia e alle sue tradizioni musicali. Abbiamo incontrato Monica Bacelli per farci raccontare come è nata questa collaborazione e quali sono le peculiarità del repertorio cameristico.
«La collaborazione con il Trio – racconta il mezzosoprano – è nata grazie all’amico Sandro Cappelletto che ci ha messo in contatto nel 2014. Loro cercavano una voce per affrontare questo vastissimo repertorio di trascrizioni. Devo dire che con loro mi trovo benissimo, sono musicisti splendidi con cui è sempre edificante confrontarsi. Le melodie popolari che ascolterete derivano per lo più dal mondo agreste. Un mondo arcaico ma molto vivace. Si tratta di ballate con temi eroici, romantici, tragici. Sono storie di battaglie, stragi e lutti».
Come varia il suo approccio dal repertorio lirico a quello da camera?
«Personalmente sento da sempre una vocazione verso la cameristica, ma devo riconoscere che nella lirica c’è la dimensione teatrale che ti rapisce. Quando ho partecipato alla mia prima produzione lirica, Pelléas et Mélisande, sono rimasta stregata dalla teatralità e mi sono detta subito: “Io voglio fare questo”. In quell’allestimento – firmato da Lamberto Puggelli – facevo il bambino e il regista mi aveva messo a giocare mentre gli altri cantavano. L’opera di Debussy è gotica, persino dark, c’erano paesaggi realizzati con il tulle; ricordo un’atmosfera nebbiosa, pensavo di vivere nelle favole. Un incanto che mi ha folgorata. Il teatro è un rito, ci si traveste, si passa in un’altra dimensione, vivi altre vite. Le persone ne hanno bisogno. Come dice Woody Allen nel suo ultimo film “La vita reale è per chi non sa fare di meglio”».
Quindi la musica da camera…
«Nella musica da camera non vivi una vicenda, come in teatro, ma un singolo momento. Il fuoco si restringe, ma una volta che ci entri dentro tutto si dilata. Come si suol dire “Nel dettaglio c’è Dio”. È una dimensione più intima, fatta di piccoli effetti. La cosa più bella della cameristica è che la voce non devi portarla lontano da te, come avviene in teatro».
Cosa pensa della Brexit?
«Io sono un’europeista convinta. Mi piace pensare a un vasto territorio unito, con tante lingue e culture diverse che si mescolano arricchendosi vicendevolmente. Adesso poi che sono emerse altre potenze come l’India e la Cina a maggior ragione dobbiamo unirci, non certo separarci. Per me è bello stare in questa Europa, quando mi trovo a lavorare nei Paesi dell’Unione c’è sempre un fondo di complicità con i colleghi. Arrivo a dire che l’Europa è l’unica salvezza per l’Italia. Tra l’altro il paradosso è che gli inglesi vanno via lasciandoci una lingua che ci unisce tutti, l’inglese appunto!»
Biagio Scuderi