I diciassette Quartetti per archi (sedici più la Grande Fuga op. 133) di Beethoven potrebbero da soli raccontare la storia musicale e illustrare la cifra stilistica del compositore. Il quartetto del resto è una piccola orchestra e media con lo strumento solista permettendo quindi – se sapientemente gestito – di esprimere estetica e poetica di un compositore in senso totale.
Il primo gruppo di Quartetti, dal primo al sesto, è stato composto tra il 1789 e il 1800, dunque nel passaggio epocale che sempre caratterizza la fine di un secolo e anche nel momento in cui Beethoven stava ripensando lo stile classico e formulando quello romantico che domina nel gruppo successivo di Quartetti (i numeri 7, 8 e 9, scritti tra 1805 e 1806 e dedicati all’ambasciatore russo Razumovskij, il decimo del 1909 e l’undicesimo del 1910).
Dopo un lungo periodo di maturazione, e quando ormai la sordità si era impossessata del compositore, vengono invece alla luce gli ultimi cinque Quartetti, i più famosi e celebrati (Stravinskij li definì immortali e degni dell’estetica contemporanea), tutti composti nel biennio 1825-26. Si contraddistinguono non soltanto per la maturità stilistica e la tecnica granitica con cui sono stati architettati, ma anche per le arditezze armoniche e le soluzioni timbriche che proiettano decenni in avanti la musica da camera. Non c’è Sinfonia o Sonata per pianoforte (a parte forse le ultimissime) che possano paragonarsi agli ultimi Quartetti per portata innovativa e potenza comunicativa. La Grande Fuga, poi, è esattamente il connubio tra la forma classica in auge nel Barocco, l’impeto romantico del primo Ottocento e l’avveniristico estro beethoveniano.
Lo storico Quartetto Casals, per festeggiare i vent’anni di attività, porta in tutta Europa questi capolavori in un ciclo di concerti che l’Unione Musicale ha declinato su due Stagioni consecutive e intitolato Beethoven. I Quartetti. A ogni concerto, accanto alle opere beethoveniane, si potranno ascoltare brevi brani per quartetto d’archi ispirati a Beethoven e appositamente commissionati ad alcuni compositori contemporanei dalle istituzioni europee che hanno accolto il progetto. Sono quattro gli appuntamenti previsti nel cartellone 2017-2018 dell’Unione Musicale: si comincia martedì 14, al Conservatorio, con i Quartetti n. 2 e n. 3 op. 18 e il primo del ciclo Razumovskij (op. 59); l’autore contemporaneo della serata è Giovanni Sollima, di cui il Casals eseguirà il Quartetto B276, brano commissionato dall’Unione Musicale e in prima esecuzione assoluta. Il secondo concerto, mercoledì 15, proporrà il Quartetto n. 6 op. 18, l’op. 132 e l’op. 135, insieme alla prima esecuzione italiana di Otzma, quartetto del pianista e compositore israeliano Matan Porat, noto per aver dato nuova linfa alla pratica di musicare dal vivo i film muti.
Federico Capitoni