Perfezionista, romantico, sofisticato: il pianista Piotr Anderszewski ritorna all’Unione Musicale

Ex enfant prodige, oggi cinquantenne nel pieno della maturità artistica, il pianista polacco Piotr Anderszewski ritorna a Torino l’11 dicembre (Conservatorio, ore 21) per un recital nella stagione dell’Unione Musicale.
Al pubblico torinese – che l’ha già sentito come solista insieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e nella doppia veste di direttore d’orchestra e pianista all’Unione Musicale – Anderszewski propone un programma ricercato e accattivante. Fil rouge della serata la Fuga tra Sette e Ottocento. Si comincia con una selezione di Preludi e Fughe dal Clavicembalo ben temperato, raccolta in due libri che Johann Sebastian Bach compose “per utilità ed uso della gioventù musicale avida di apprendere, ed anche per passatempo di coloro, che in questo studio siano già provetti”. Con i Sette pezzi in forma di fughetta ci si tuffa quindi nell’Ottocento tedesco di Robert Schumann, che omaggia Bach attraverso il filtro di una sensibilità squisitamente romantica. Tutta romantica anche la tensione che attraversa i cinque brani dei Gesänge der Frühe (Canti del mattino), sempre di Schumann, in cui guizzi gioiosi si inseguono tra momenti di raccoglimento poetico. A coronamento del concerto la Sonata in la bemolle maggiore op. 110 di Ludwig van Beethoven, probabilmente concepita come parte di un trittico, che si risolve in una esplosione di giubilo nella Fuga finale.
Artista esclusivo della Warner Classics/Erato da quasi vent’anni, Anderszewski, noto anche per il perfezionismo quasi maniacale, ha un’estesa discografia che spazia dalle Variazioni Diabelli di Beethoven – di cui è uno degli interpreti più attenti – alle  Partite di Bach (nominate ai Grammy), da lavori per pianoforte di Szymanowski (grazie ai quali ha ricevuto il Gramophone award) alle opere di Schumann (premio “Recording of the Year” del BBC Music Magazine), passando più recentemente per un album dedicato a due tardivi concerti di Mozart, inciso con la Chamber Orchestra of Europe.
Oltre alla carriera da pianista e direttore d’orchestra, si è affacciato anche al mondo del cinema: è stato protagonista di due documentari del regista Bruno Monsaingeon e nel 2016 ha prodotto il film Je m’appelle Varsovie, in omaggio alla sua città natale.

Edoardo Pelligra