Corsi e ricorsi. Piccoli segni disseminati nel tempo, capaci, forse, di annodarsi l’un l’altro fino a tessere la trama di un destino. Nella biografia del violoncellista Edgar Moreau, Torino non è solo una delle innumerevoli tappe di una carriera sfolgorante. Ha un posto nella geografia affettiva, quel posto speciale che in genere si riserva ai luoghi d’esordio, primi assaggi di un futuro già scritto a chiare lettere. Nel capoluogo piemontese, infatti, Moreau si è esibito per la prima volta come solista insieme a un’orchestra (quella del Teatro Regio). Era il 2006 e lui aveva appena undici anni.
A distanza di tredici anni, questo astro parigino del violoncello, che ha da tempo dismesso i panni dell’enfant prodige per rivestire quelli del solista affermato (benché ancora giovanissimo), torna a visitare la nostra città, in duo con il pianista David Kadouch, per un concerto, inserito nella stagione dell’Unione Musicale, che parla francese dalla prima all’ultima nota. Appuntamento mercoledì 3 aprile (ore 21) nel salone del Conservatorio Verdi. Di nuovo, non sarà una data qualsiasi: infatti, sotto la Mole, proprio il giorno del concerto, Moreau festeggerà il suo venticinquesimo compleanno!
Da quell’ormai lontano 2006 a oggi l’artista ha inanellato una serie impressionante di successi. È stato premiato come miglior giovane solista al Concorso Rostropovič di Parigi e, a soli 17 anni, ha conquistato il secondo posto al Concorso Čajkovskij di Mosca (uno tra i riconoscimenti più elevati cui un musicista classico possa ambire). Ha collaborato con musicisti del calibro di Valerij Gergiev, Gidon Kremer, András Schiff e si è esibito insieme a orchestre di enorme prestigio (da quella del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo all’Orchestre National de France). Tra i progetti che recentemente lo hanno visto protagonista, c’è anche una collaborazione con l’ensemble Il pomo d’oro, in un repertorio barocco di travolgente virtuosismo (la data torinese della tournée, avvenuta nella stagione 2017-2018 sempre per l’Unione Musicale, fu un grande successo). Ed ecco, scorrendo i tanti stili e generi cui l’artista si è avvicinato, trasparire una delle sue doti più evidenti: la poliedricità. Capace di passare con disinvoltura dal Seicento italiano alla musica contemporanea, Moreau affronta ogni prova con una tecnica impeccabile unita ad una grande passionalità, ma soprattutto con una naturalezza che a tratti lascia sbalorditi.
Il concerto del 3 aprile lo impegnerà in un repertorio a lui particolarmente affine, quasi una casa, una sorta di humus primigenio che lo ha nutrito fin dagli anni di conservatorio. In duo con Kadouch (anch’egli artista di primissimo profilo), Moreau affronterà i chiaroscuri della sonata francese tra Ottocento e Novecento.
Il programma, che combina opere celebri con pezzi di rara esecuzione, si annuncia quanto mai affascinante. Accanto alla Sonata di César Franck e a quella di Francis Poulenc, il duo presenterà la Sonate Dramatique “Titus et Bérénice” di Rita Strohl, compositrice francese vissuta tra il 1865 e il 1941. L’opera, che coniuga l’impostazione sonatistica con le fascinazioni della musica a programma, trae ispirazione dall’amore impossibile tra l’imperatore romano e la regina di Palestina e si riallaccia direttamente a una tragedia di Jean Racine.
Un lessico, dunque, pienamente francese, affidato a una coppia di assi francesi. Oltre agli aspetti virtuosistici, i due si distingueranno per la ricchezza delle sfumature timbriche che sapranno far scaturire dei loro strumenti, così come il repertorio richiede. Già, perché l’incontro tra Moreau e Kadouch sul terreno sonatistico “di casa” è ormai consolidato ed è stato suggellato, appena pochi mesi fa, da un’incisione discografica per Erato.
Lorenzo Montanaro