Si chiama vision string quartet ed è esattamente questo che porta: una visione, uno sguardo grandangolare sulla musica, tra eredità di un grande passato e nuove frontiere da esplorare. Mercoledì 26 gennaio (Conservatorio, ore 20.30), per i concerti dell’Unione Musicale, quattro giovani strumentisti investiranno il pubblico con un’esplosione di energia.
La caratteristica più evidente di questa formazione, che per la prima volta approda a Torino, è la versatilità. I membri del quartetto, infatti, compongono una formazione classica solidissima e si muovono con grande perizia tra le pagine del grande repertorio cameristico, però propongono anche brani di propria composizione e coinvolgono gli ascoltatori in una cavalcata tra i generi musicali che lambisce folk, pop, rock ed elettronica, con sonorità inedite e affascinanti.
Questa attitudine sperimentale è, in un certo senso, figlia della tradizione. Sì, perché il quartetto d’archi è, da sempre, un cantiere aperto, un luogo nel quale compositori di ogni epoca (l’ultimo Beethoven ne è forse l’esempio più eclatante) si sono sentiti liberi di aprire finestre sul futuro.
E la città di Berlino, la casa del vision string quartet (per quanto il termine “casa” possa aver senso, riferito a una formazione in continuo movimento) è anch’essa un ribollire di stimoli, aperta al nuovo e connessa col mondo. Un lungo e accurato itinerario formativo ha portato i quattro interpreti a studiare (e poi collaborare) con alcune tra le più autorevoli formazioni cameristiche del nostro tempo, tra cui l’Artemis Quartet (pensiamo, in particolare, al violoncellista Eckart Runge, anch’egli un grande sperimentatore, abituato a frequentare con maestria e curiosità generi diversi).
Ecco allora il dna culturale di un ensemble che sorprende per la freschezza e l’energia giovanile delle proprie esecuzioni. I quattro musicisti suonano a memoria e in piedi, due caratteristiche che concorrono a creare un clima di spontaneità e libertà.
Fondato nel 2012, e quindi ormai prossimo a celebrare il primo decennio di attività, il vision string quartet ha già collezionato una serie di riconoscimenti di alto profilo: nel 2016 ha letteralmente sbancato il Concorso Felix Mendelssohn di Berlino vincendo il primo premio e tutti i premi speciali, poi si è aggiudicato il primo premio al Concorso Internazionale di Ginevra, il prestigioso Würth Prize e il premio del pubblico al Mecklenburg-Vorpommern Festival. Questi successi hanno segnato l’inizio di una carriera ad alta quota, che in questi anni ha portato la formazione a esibirsi nelle più prestigiose sale da concerto di Europa, Stati Uniti, Canada e Giappone. Tra i progetti innovativi, spiccano anche le collaborazioni con light designer e scenografi del calibro di John Neumeier. Di recente il quartetto si è rinnovato, cambiando il primo violino, con Florian Willeitner che ha sostituito Jakob Encke.
La serata torinese, prima tappa del tour italiano, sarà la testimonianza di un percorso artistico unico. In apertura di concerto si potrà ascoltare il Quartetto op. 106 di Dvořák, pagina piena di colori, percorsa da lirismo e cantabilità, con note di folklore boemo.
Successivamente potremo ascoltare brani tratti dall’album Spectrum, recente lavoro compositivo e discografico del quartetto. E qui dobbiamo essere pronti a lasciarci sorprendere, a mettere tra parentesi ciò che sapevamo (o pensavamo di sapere) sul suono del quartetto d’archi. Infatti, grazie anche all’ausilio dell’elettronica, i quattro giovani berlinesi spalancheranno nuove prospettive sui generi musicali del nostro tempo: pop, rock e tradizioni popolari di diverse aree del mondo (dal Nord Europa al Sud America): un tour all’inseguimento di ritmi ed effetti inediti, proposto però con la stessa cura e attenzione al dettaglio che caratterizza la preparazione dei brani classici. Un viaggio tutto da assaporare.
Lorenzo Montanaro